Niente era completamente organizzato e sotto controllo. Non avevamo nessun contributo economico nè il tempo o le energie per cercarlo. C'era solo un gruppo di musicisti con il grande desiderio di incontrarsi e studiare insieme. L'organico giusto per una delle prime sinfonie di Beethoven. Scegliemmo la Seconda e ci incontrammo a Quercianella (Livorno) occupando ogni singola stanza di casa mia e provando per tre giorni in una aula dall'acustica molto rimbombante che provammo (con scarso successo) a migliorare appendendo alle pareti enormi e coloratissimi asciugamani da mare. Dopo quei tre giorni di intenso ma emozionato lavoro partimmo per Vicchio (Firenze) dove c'era un teatro che sapevamo (per canali segreti) essere libero per due giorni. Lì dentro, nel bellissimo Teatro Giotto, nacque la nostra Seconda di Beethoven, la nostra prima sinfonia insieme. Ore di prove senza nemmeno un concerto ufficiale programmato. Niente era in realtà programmato, niente era ufficiale. Nemmeno il nostro nome. In quel piccolo paese ci chiamarono "l'Orchestra che non c'è". Ma volevamo, avevamo bisogno di condividere quanto costruito con un pubblico, con altre persone. Così ce le andammo a prendere, nella piazza del paese, suonando tra loro il primo movimento della sinfonia che dopo tutti quei giorni occupava completamente le nostre teste. Fu praticamente suonando che "trasportammo" il nostro pubblico dentro il teatro e potemmo così eseguire l'intera sinfonia. Quell'esperienza fu così intensa che non potemmo più pensare ad altro che ripeterla il più presto possibile.
Il primo esperimento era senz'altro riuscito: avere un desiderio e provare concretamente a realizzarlo.
Il primo periodo della Spira, avvenuto ad appena tre mesi dal concepimento dell'idea, rappresenta per noi quel grande scalino che si trova tra parole e fatti. Esistevano infinite buone motivazioni per non compiere quel passo.