Grand Barcarolle di Colin Matthews nella Sinfonia n. 8 di Beethoven (V)
22 - 30 Gennaio 2014
Abbiamo incontrato un compositore che ha un rapporto con la sua partitura profondo, sano, chiaro, senza smancerie, sincero. Abbiamo fatto insieme questo esperimento e insieme abbiamo deciso di non discuterne il risultato. La preziosità del lavoro svolto, ciò che abbiamo imparato è stato così grande da essere davvero l’unica cosa che contasse. Anche la sfida di suonare a memoria Beethoven è stata portata avanti, non senza fatica e discussioni, ma ci ha permesso di provare nuovi esperimenti, come provare al buio e ad occhi chiusi. Avremmo potuto farlo meglio, ma almeno abbiamo rotto il ghiaccio. Dal confronto con il pubblico interessante è stata la riflessione sul “chaos”. Passare da Beethoven a Mattthews per poi tornare a Beethoven aveva instaurato in molti la sensazione di passare da un mondo sereno ed organizzato a uno più caotico, cittadino. Eppure, analizzando le due partiture, troviamo volontà di infrangere le regole, di mescolare le carte, di creare scompiglio e follia nell’Ottava e non nella Grand Barcarolle… Eccoci di nuovo di fronte a una delle ragioni per cui la Spira esiste: riconoscere la musica come un vero e proprio linguaggio e provare a studiarlo e capirlo per andare oltre le conclusioni a cui l’istinto ci riconduce a un primo ascolto. Questo non rappresenta un rifiuto dell’istinto nell’ascolto, ma un desiderio di educazione dell’istinto. Si può educare l’istinto? Secondo la Spira sì, attraverso la conoscenza.