Forte da parte nostra è stata la scelta di non tentare di arginare o evitare quella parola, ma di (con diverse settimane di anticipo sull'inizio del progetto) studiare, leggere, conoscere, e di condividere molto di quel nostro percorso con il pubblico che sarebbe venuto al concerto -in particolare con i ragazzi dei licei- esplorando insieme un linguaggio e una dimensione anche per noi completamente nuovi. Un pezzo che inizialmente sembrava inaccessibile si è infine rivelato -tra formule matematiche, proporzioni, ritmi composti, melodie popolari- immediato in tutta la sua forza espressiva a noi e al nostro pubblico, dimostrando che se uno sforzo è necessario per comprendere ciò che non si conosce, è importante (e per noi musicisti una responsabilità) avere il coraggio di farlo.
Il progetto su Bartok ci ha portati a riflettere molto sul concetto di "difficile". Il fatto che il pezzo fosse oggettivamente difficile da capire, da costruire, da ascoltare, da apprezzare spaventava molte persone intorno a noi.