Schubert - Ottetto in Fa maggiore D 803
27 Novembre 2012 - 7 Dicembre 2012
Due famiglie sono state estratte. Là saremmo andati a fare i primi due concerti del nostro Ottetto. Finalmente si realizzava il nostro sogno di riportare la musica da camera nella dimensione per cui era stata concepita. Dimensione che per certi versi è stata ridotta davvero ai minimi termini…se l'elegante salotto dei signori Venturelli era quanto di più perfettamente proporzionato alle nostre esigenze, la cucina Cecconi era davvero piccola, ma stringendoci noi (per la gioia del buon Antonio e del suo contrabbasso) e facendo sedere tutti gli ospiti per terra ci siamo entrati e ci siamo divertiti a far tremare un po' le mura del condominio con quel brillante Fa maggiore. L'ospitalità è stata squisita, tanto quanto i buffet organizzati per il dopo concerto. Due serate, due ottetti, due feste. Per la prima volta potevamo davvero vivere in prima persona quella contraddizione che si cela in molti momenti di questo capolavoro, quella atmosfera che si sforza di essere gioiosa "perché così deve essere", ma che fa a pugni con il vero stato d'animo di chi l'ha creata. E' difficile rivivere questo in una sala da concerto. In una sala da concerto non ci si può sentire come ad una festa tra amici in cui si deve essere per forza di buon umore. E le mura non tremano nel forte e non si può veramente sussurrare. Forse è stata questa esperienza a farci presentare a Londra un Ottetto che, nonostante il calore e l'apprezzamento del pubblico, non ha convinto tutti. Non avevamo in effetti costruito un ottetto per Queen Elizabeth Hall, ma un Ottetto per il salotto dei signori Venturelli. E' stato un po' come se un attore dell'antica Grecia avesse recitato senza maschera sperando che il pubblico seduto in fondo al grande teatro, da lontano, potesse vedere le sue espressioni facciali… Forse è stato questo. O forse è stato che non abbiamo avuto la possibilità di parlare e condividere con il pubblico quali fossero stati gli obiettivi del nostro studio questa volta o che nella presentazione del nostro concerto troppi aspetti poco appropriati fossero stati messi in luce, creando aspettative sbagliate di qualcosa che non sarebbe avvenuto. Ad ogni modo per noi è stato proprio un bell'appuntamento questo con l'ottetto nonostante un comune denominatore che è stato presente dal primo all'ultimo giorno del progetto: il freddo, o meglio, l'assenza di riscaldamento. Era un gelido inizio dicembre e nelle sale in cui abbiamo fatto le prove, nella chiesina di Formigine e in quella di Saumur siamo stati messi davvero a dura prova. Ma questo ci ha permesso di portare ancora oggi dentro di noi il ricordo di uno dei momenti più esilaranti della storia della Spira. Durante l'ultimo concerto, a Saumur, nel bel mezzo del Menuetto si è visto l'intero gruppo combattere contro una crisi di riso per il fatto che sono stata vista (Lorenza) cercare di sbloccarmi (spalancandola) la mascella che per il freddo, mentre suonavo, mi si era serrata. Era da tempo che non ridevamo così…ed in mezzo a tante note!
Rassegna Stampa
Spira Mirabilis and Kate Royal at Queen Elizabeth Hall
07/12/2012 by Neil Fisher – The Times
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Kate Royal, Spira Mirabilis, QEH: Much to admire throughout this concert of two halves
05/12/2012 by Kimon Daltas – The Arts Desk
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Meticulously prepared performances and in control in the absence of a conductor
06/12/2012 by Barry Millington – London Evening Standard
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