Se non è forse particolarmente innovativo nella musica da camera il nostro modo di provare, certamente lo è stato, almeno per noi, trovarsi a farlo tra musicisti che provenivano da uno stesso percorso e volevano andare nella stessa direzione. Anche scendendo da Montpellier, dopo il secondo concerto, avremmo voluto andare fluidamente nella stessa direzione, ma la povera Buch, a cui avevano rifiutato il violoncello sul volo per Bologna, ha preso treni dai binari "poco convinti" e ci ha potuti raggiungere solo dopo circa ventiquattro ore di viaggio, poco prima dell'inizio dell'ultimo concerto, a Modena. Sul leggio, un puffo di gomma con le chele da granchio al posto delle mani per strapparle un sorriso. Successo!
La musica da camera alla Spira vive generalmente in una dimensione notturna. Durante un progetto sinfonico, tra le undici e le due di notte può capitare che qualcuno si ritrovi in una stanza a leggere quartetti, quintetti, ottetti, serenate. Succede, ma è davvero per noi, solo per noi. Quasi di nascosto. La Spira mirabilis però per definizione prevede l'approfondimento anche di questo repertorio per cui abbiamo pensato di ridimensionarci, da orchestra a ottetto, e organizzare un periodo per studiare insieme Schubert. Ci piace pensare che tutto sia iniziato proprio nella sua città, Vienna, dove ci siamo incontrati tutti per colazione prima di partire insieme per St. Pölten. Una ospitalità calorosa ci attendeva. E quel freddo lì Franz lo conosceva bene.